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2015

“Eppure non riesco a pensare una volta alla morte senza tremare a quest’idea: verrà la morte necessariamente, per cause ordinarie, preparata da tutta una vita, infallibile tant’è vero che sarà avvenuta. Sarà un fatto naturale come il cadere d’una pioggia”. (Cesare Pavese)

Sabato 28 marzo a Faenza è mancato il Professor Franco Mollia: la figlia Michela lo ha comunicato agli Amici valsesiani e in Biblioteca a Varallo, dove è stata depositata una parte consistente della sua biblioteca personale, circa un migliaio di volumi, ritirati nel 2008 a Russi (Ravenna) dal Dottor Carlo Rastelli, inventariati, catalogati ed inseriti nelle raccolte, non come Fondo Bibliografico a parte, ma, secondo la volontà manifestata dal Professor Mollia, che aveva ritenuto che la sua fosse la Biblioteca di uno studioso di letteratura e storia, amante delle lettere classiche (Ricordiamo la famosa Antologia virgiliana, curata per l’editore Sansoni e uscita nel 1967) e non avesse alcuna caratteristica tale da ritenere necessario il mantenerla in un Fondo unico: “Preferisco che i miei libri si incontrino per caso, servano a qualcuno”.

Franco Mollia era nato a Nettuno vicino a Roma il 23 novembre del 1923, a tre mesi fu portato a Borgosesia, poiché suo padre Giuseppe, era di Foresto. Si laureò all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano in Lettere nel settembre del 1947 e subito fu prescelto dai Padri Dottrinari, presso i quali aveva frequentato il Liceo Classico a Varallo, a guidare il gruppo degli otto “pionieri”, della prima classe del Liceo Scientifico Parificato "G. Marconi" di Borgosesia: Riccardo Minoli, Piero Crolla Gianolio, Sandro Ambricco, Vittorio Defabiani, Gianni Biglia, Pier Giorgio Buccelloni, Nini Poci, Anna Cappellaro.
Da quella prima classe di “apripista” che si trovò ad affrontare: “L’ansiosa, sofferta ascesa verso il riconoscimento legale, e che di anno in anno, per cinque durissimi anni, affrontò esami ed ispezioni ministeriali severe”, si sviluppò una scuola di rilevante interesse per la Valsesia e la Valsessera, che si distinse per il suo livello, e dalla quale uscirono imprenditori, insegnanti, medici, chimici, biologi, architetti, uomini politici.
Il Liceo divenne Statale nel 1960 come ricordato nel volume pubblicato dalla Tipolitografia di Borgosesia di Riccardo Minoli nel 1990: “30 anni di scuola e di vita”, cui diede il suo apporto anche Franco Mollia: “Vivat, crescat, floreat”. Franco Mollia insegnò a Borgosesia fino al 1954, e fu molto apprezzato per la sua intelligenza e le sue capacità di insegnante, ma soprattutto fu amato dai suoi allievi, che oggi lo ricordano con riconoscenza ed affetto.

Negli anni successivi si allontanò dalla Valsesia e fu Professore Ordinario di lettere italiane e latine nei licei, proseguendo la carriera di insegnante in cattedre importanti, in Italia e all’estero, in Irlanda in particolare. Insegnò anche all’Università di Urbino, divenne preside al Liceo Classico di Ravenna, di Pesaro e al Liceo Scientifico di Rimini.
Sposato con la varallese Anna Ronca, mancata il 20 dicembre del 2007 a Russi (Ravenna), Franco Mollia ebbe un’unica e amatissima figlia: Michela, docente di Musica e di Psicoacustica al Conservatorio di Ferrara e oggi al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, esperta di rose ed autrice di alcune delle più importanti pubblicazioni in materia.

Risulta difficile riassumere in un curriculum la personalità ricca e complessa di Franco Mollia, perché non sarebbe assolutamente esaustivo del suo lavoro di didatta, critico, studioso di poesia e letteratura classica italiana e straniera. Ha scritto e curato molti testi, dei quali la maggior parte dedicati alla scuola, cui ha dedicato energie e passione, mentre altri sono di presentazione di autori o di correnti di pensiero. La famosa collana editoriale Il Castoro, edita dalla Nuova Italia, innovativa per i tempi in cui è uscita, che comprende centinaia di monografie d'autori italiani, é stata una sua ideazione. Si è impegnato in saggi letterari - alcuni dei quali di notevole respiro - apparsi in libri e riviste: non costrinse mai il proprio studio entro schemi aprioristici di poetiche astratte. Delineò ed approfondì con grande ricchezza di indicazioni critiche tutti gli aspetti dell'opera di Cesare Pavese (diarista, narratore e poeta): nel 1961, per la prima volta venne affrontato da lui l'esame dell'opus pavesiano, con l'intento di cogliervi la completa problematicità del dramma esistenziale e culturale del grande scrittore. Molti studi dedicati ad autori italiani, tra i quali ricordiamo l’amica scrittrice Gina Lagorio, furono pubblicati presso la casa editrice Longo di Ravenna: l’amicizia con questo editore marcò un fertile e duraturo sodalizio. Franco Mollia pubblicò anche molti articoli e recensioni su Il lettore di provincia, Testi, ricerca, critica, rivista trimestrale di Longo Editore, uno degli ultimi fu: “Scuole per la morte” un’ampia recensione-riflessione filosofica sull’atteggiamento della società di fronte alla morte, dall’epoca barocca al declino della cultura illuministica. La morte viene definita: “La prima conquista intellettuale dell’Homo Sapiens”.

Nel 1999 Franco tornò ad abitare per alcuni anni a Varallo, nella casa in Via Mastallone, affacciata sul torrente omonimo, si iscrisse come lettore alla biblioteca. Modesto e riservato si palesava semplicemente come pensionato, ma emergeva con forza la sua intelligenza critica. Fece parte del Consiglio di Biblioteca e i suoi consigli arricchirono il mio operare per la Comunità varallese, la sua mitezza era esemplare e la sua amicizia fu un dono prezioso. Ebbimo occasione di collaborare scrivendo uno studio sulla Manifattura Lane di Borgosesia, pubblicato nel 2002 nel volume degli Atti del Convegno, Franco si appassionò a quella ricerca perché lo faceva ritornare alla sua prima infanzia: “Le diramazioni più o meno segrete, verso il Sesia, il Teatro Sociale, verso Piazza Frascotti e municipio, verso Manifattura e adiacenze, la M.L.B. con il mio orologio all’ingresso della fabbrica e le sue figure commoventi nel tempo e con il ricordo di Via Fra Dolcino, da cui sentivo il corno che suonava e scandiva la giornata lavorativa, e sopra il cielo dei sogni, delle delusioni e del risveglio alla realtà”.

Franco Mollia anche dopo essere tornato a Ravenna prima e a Russi dopo, per alcuni anni intrattenne una costante corrispondenza con gli amici valsesiani, che in parte è stata depositata presso la Biblioteca perché la sua ricchezza e profondità vanno ben oltre l’aspetto contingente della comunicazione personale, trasformandola in un Epistolario morale: “La memoria è labile e difettosa, ma il “ricordo” rappresenta una nostra identità vera e, forse, autentica ma irrinunciabile perché fa parte della nostra povera vita storica (quotidiana) che è l’unica testimonianza di essere stati qui con voi nel tempo e nello spazio a noi concesso: e scusa il momento sentimentale che in qualche modo ci unisce e certifica la nostra presenza nel tempo”.
Umanità, cultura e intelligenza sono state concretizzate in una lucidità di pensiero e di scrittura: “Anche in queste interminabili uggiose giornate della risacca dove affonderà la riviera adriatica, mi saliva la speranza di tornare a veder l’azzurra visione del Monte Rosa, anche da lontano…”.
Noi che l’abbiamo conosciuto ed amato siamo certi che il suo sguardo così affettuoso ed intenso si tornerà a posare su questa terra e lo ritroveremo nei giorni a venire e in sua figlia che mantiene legami con la Valsesia.

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